Il nostro Nicola Di Giorgio, studente dell’ISIA di Urbino luogo creativamente fertile, attraverso un video su Instagram, ha raccontato agli amici di Postcart Edizioni il suo giovane percorso fotografico che lo ha avvicinato al paesaggio a partire dalla tesi di laurea, per la cui stesura ha dialogato sul significato di paesaggio con alcuni dei grandi fotografi italiani, realizzando due bellissimi volumi: uno dedicato alle interviste e l’altro alle sue fotografie che raccontano il paesaggio – interno ed esterno – delle case popolari del capoluogo siciliano.
Indefinito Spazio. Identità di un luogo è il titolo del lavoro, svolto tra il 2018 e il 2019, da Nicola Di Giorgio. Di seguito, la sinossi del progetto:
14.000 è il numero di case popolari che contribuiscono all’identità della città di Palermo.
70.000 è il numero di persone che all’incirca vivono al loro interno.
Indefinito Spazio. Identità di un luogo è un progetto fotografico, in divenire, che ha come oggetto le venticinque zone di cui è composto il complesso tessuto urbanistico di edilizia popolare di Palermo, in queste fotografie si vuole porre l’attenzione al paesaggio esterno e a quello interno degli appartamenti di questi complessi residenziali.
L’intento del progetto è quello d’indagare questi luoghi provando a svelarne l’anima di quanti li vivono, perché le cartoline illustrate o certi stereotipi non sono il modo di definire un territorio, una cultura, una storia. In questi quartieri, il paesaggio esterno coesiste con quello interno ma in uno stato di sconforto e abbandono, in un continuo e persistente disagio che dipinge e soffoca ogni muro del quartiere.
Il paesaggio esterno, però, pare cessare di esistere all’interno degli appartamenti che diventano espressioni teatrali di quanti li abitano, case riscattate o ancora di proprietà dell’ente che le gestisce: nelle abitazioni la simmetria, l’ordine e la plasticità prendono il sopravvento, convivendo su un fondo bianco che pare essere annunciatore di speranza per il futuro, ma in realtà si sovrappone al paesaggio esterno, tenuto debitamente a distanza. Uno stato immutabile che pare voglia evidenziare la mancanza di speranza, imposta alla nascita e che convince ogni abitante di queste zone che il miglioramento collettivo sia un fallimento: energia negativa che rimbalza come una pallina da ping pong, dall’anima della gente agli alberi, dagli edifici ai marciapiedi di questo universo condiviso.
Il paesaggio interno, quindi, si integra perfettamente con l’esterno, e con essi convive un terzo paesaggio, quello intimo, intrinseco a quanti vivono questi quartieri. Questo paesaggio interiore fa sì che nasca un contrasto tra l’interno e l’esterno, tra il desiderio di cambiare e l’apparente impossibilità di farlo per una sorta d’imposizione della società esterna: il modus vivendi sembra ripetersi, ogni casa ha un modello che si ripete creando un paesaggio simile alle altre abitazioni, ogni casa è vissuta con le medesime dinamiche e le vite degli abitanti, quindi, diventano esse stesse ripetizione di modelli comportamentali che appaiono come una catena impossibile da spezzare.
Con Indefinito Spazio. Identità di un luogo e la rappresentazione dei luoghi, in un prossimo futuro sarà possibile ripercorrere i mutamenti ai quali la storia attribuirà un valore positivo o negativo al suo avanzare.
Il progetto è stato selezionato ed esposto, nel 2019, al Ragusa Foto Festival e
al Premio Nazionale delle Arti del MIUR.